Presentazione del libro “Il Gambero Rozzo”

Ho ricevuto (con molto piacere) questo invito da un’amica. Purtroppo, e per evidenti motivi, sarò impossibilitata a partecipare… magari interessa a qualcono di voi buongustai…

Prima di salutarvi, posso riversare qui la vena polemica con la quale mi sono svegliata stamattina? Mi domando come l’ufficio stampa di un noto giornalista come l’autore del libro in oggetto, possa far circolare comunicati stampa “sgrammaticati” come questo…
E come si fa a sottotitolare un libro “più che una questione di etichetta è una questione di forchetta”? Un ragazzino di 13 anni avrebbe potuto esprimere lo stesso concetto in modo più appropriato e diretto… e il comunicato stesso parla di “consolidamento di una scuola di comunicazione e di cultura enogastronomica” certo… imparando dalle note virtù comunicative di Vissani! A questo punto mi domando se il vero “rozzo” della situazione sia il povero gambero!

Gambero

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CRASH – Contatto Fisico

Ho appena visto questo film che fa effettivamente “pensare”… e tornando a casa, camminando lungo le – fredde – strade di Budapest, ho “pensato” di regalare un “pensiero” all’omonima categoria del blog…

Paul Haggis (sceneggiatore di Million Dollar Baby) affronta con questo film il tema dei contrasti di etnie in un’area metropolitana. Siamo a Los Angeles, ma potremmo anche essere altrove a conferma della nota affermazione di Cesare Pavese che l’America è il «gigantesco teatro» dove i drammi del mondo vengono rappresentati in anteprima.

Il film è un’istantanea provocatoria e ruvida della complessità del conflitto razziale nell’America di oggi, uno di quegli eventi rari in ambito cinematografico: un film che mette il pubblico faccia a faccia con i propri pregiudizi. Tuffandosi a capofitto nel variegato crogiuolo della Los Angeles post 11 settembre, questa coinvolgente storia metropolitana, con un cast multi-etnico, mette a nudo paure e bigottismo da molteplici punti di vista, mentre i personaggi sconfinano solo per pochi istanti l’uno nella vita dell’altro. Nessuno è al riparo dalla propria intolleranza verso l’altro. E nessuno è immune dalla rabbia cieca che sgorga dalla violenza… e può cambiare la vita di molte persone… Continua a leggere

Il tribunale come un reality tv

di CURZIO MALTESE
La Repubblica, 17 novembre 2005
http://www.repubblica.it/2005/k/sezioni/cronaca/appecogne/reali/reali.html

Nella folla stipata davanti al tribunale di Torino per assistere al processo d’appello per Cogne non c’era posto per uno spillo né per un sentimento. Nessuna rabbia, indignazione, dolore o pietà, soprattutto nessuna pietà. Soltanto curiosità e neppure per la verità sulla morte di Samuele. Una curiosità invadente e veloce, superficiale. In una parola: televisiva, per com’era “lei”, che espressione aveva, com’era vestita, se sorrideva ed era truccata. Quasi non corresse alcuna differenza fra una donna condannata a trent’anni per aver massacrato il suo bambino e un qualsiasi divetto da reality show, Al Bano, la Lecciso, Lory Del Santo.

Jean Baudrillard sostiene che la televisione ha compiuto il delitto perfetto, ha ucciso la realtà e ne ha fatto sparire il corpo. Ma il vero delitto è aver annichilito la capacità di provare emozioni.
Si dirà che intorno ai grandi processi di cronaca c’è sempre stata la stessa folla indiscreta, anche prima che inventassero la televisione.

L’Italia del dopoguerra si divideva in partiti e fazioni per la saponificatrice di Correggio come per Coppi e Bartali, dimenticando nell’urgenza della fazione l’orrore dei crimini. Eppure le passioni erano vive, ora sono morte, sepolte da troppe ore di televisione. E’ normale e quasi umano, per carità nessuno scagli una pietra contro la brava gente davanti al palazzo di giustizia torinese.

Chiunque di noi, alla trecentesima replica televisiva del serial “delitto di Cogne”, con il rituale di Vespa che illustra il plastico, lo psicologo bello Crepet che illustra il cervello della Franzoni, il criminologo che criminalizza, la signora Palombelli che palombellizza, chiunque ha inserito il pilota automatico delle emozioni per navigare in questo Luna Park degli orrori senza troppi danni. A furia di “tele Cogne” il ricordo del fatto reale si è stinto, scolorito, sbiancato come i panni lavati in centrifuga con il super detersivo degli spot.
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